Attorno al 1860 si scoprì l’esistenza di una rappresentazione corporea per tutti i muscoli; c’era anche una rappresentazione della superficie corporea relativa alla sensazione tattile, per tutti i recettori che innervano le mani, le braccia e la superficie del nostro corpo.
Fino a poco tempo fa si pensava che queste mappe presenti nel nostro cervello, mappe della superficie corporea, della retina, dei muscoli, fossero fisse; in altre parole, che uno nascesse con esse e se le portasse dietro per tutta la vita.
Oggi ci rendiamo conto che le cose non stanno così: le mappe sono dinamiche. Ciò significa che quando uno suona il pianoforte e si esercita, la rappresentazione delle mani andrà espandendosi nel suo cervello a spese di quella di altre regioni. Sappiamo che fra neuroni già connessi possono crearsi nuovi contatti sinaptici aggiuntivi.
Ogni ricordo provoca dei cambiamenti anatomici.
Se attualmente sappiamo quindi che il cervello si modifica quando “pensa” e “ricorda”, ogni volta che riesce a visualizzare in modo significativo cambia. Probabilmente in futuro le tecniche di imaging cerebrale ci permetteranno di vedere questi cambiamenti, poiché ciò avrà delle profonde conseguenze in medicina.
“Facciamo un esempio: molti di noi hanno delle buone ragioni per credere che la psicoterapia funzioni e che sia capace di modificare i comportamenti. Si può ipotizzare che i diversi tipi di nevrosi di cui noi soffriamo sono tutti associati a modificazioni anatomiche caratteristiche nel cervello, visibili con le tecniche di imaging cerebrale (NMR o PET).
E, quindi, si potrebbe anche dimostrare che, se la psicoterapia produce dei cambiamenti stabili nel cervello, ciò dipende dal fatto che essa provoca delle modificazioni anatomiche.
Si potrebbe così avere, grazie alle tecniche di imaging cerebrale, la prova concreata del fatto che questi cambiamenti sono il risultato della psicoterapia.