Ma chi l’ha detto che esiste il sesso debole? E che le donne di oggi sono diverse dalle loro nonne? Ci sono atteggiamenti, modi di pensare e di agire che sono sempre i medesimi nelle donne di tutti i secoli, con la differenza che ora, per certi comportamenti, esistono spiegazioni scientifiche.
Prendiamo, per esempio, la capacità di ragionamento e, più in generale, i meccanismi che regolano l’intelligenza.
«Le donne – dice il prof. Leonardo Milani, psicologo e direttore dell’Istituto di psicologia del benessere di Ferrara – si affidano maggiormente all’intuizione e hanno la capacità di portare avanti più attività in contemporanea. Diversi studi provano che questo avviene per una ragione fisiologica. Nel cervello, è presente una struttura composta da fibre, il corpo calloso. Le fibre permettono all’emisfero di destra di comunicare con quello di sinistra. Nelle donne, il corpo calloso è più spesso: ciò consente ai due emisferi di comunicare tra di loro più facilmente, cosa che spiegherebbe la differenza in merito alla capacità di ragionare».
In pratica, l’emisfero di sinistra è responsabile dei ragionamenti di tipo sequenziale che sono caratteristici degli uomini, mentre nell’emisfero destro avvengono i ragionamenti paralleli, cioè vengono portate avanti più operazioni contemporaneamente. Se tra i due emisferi ci sono più collegamenti, come avviene per le donne, i ragionamenti paralleli hanno maggiori possibilità di raggiungere l’emisfero sinistro e di influenzare le decisioni, anche se un ragionamento logico porterebbe a un’altra soluzione.
Ma c’è dell’altro a spiegare certi comportamenti tipici femminili. Nella donna, una zona cerebrale dei lobi frontali che coordina la memoria a breve termine, la programmazione e la valutazione delle procedure per raggiungere uno scopo ha uno spessore maggiore, rispetto a quella degli uomini. Questa parte è collegata con le aree limbiche, le zone sedi dell’emotività che, nella donna, si attivano più intensamente. La donna può così “sentire” a livello emozionale una serie di variabili che l’uomo non è in grado di percepire.
Per questo motivo, nella donna, i ragionamenti che portano a una decisione sono maggiormente influenzati dall’aspetto emotivo, rispetto agli uomini e possono portare a scelte che un uomo scarterebbe subito, ma che alla fine possono risultare vincenti.
Il cervello femminile è, inoltre, più elastico rispetto a quello maschile, tanto che la donna ha la tendenza ad analizzare uno spettro più ampio di variabili prima di prendere una decisione.
Anche la memoria e la capacità di orientamento femminili sono decisamente diverse da quelle maschili. «La donna – interviene il dottor Milani – si muove sicuramente con maggiore autonomia, anche quando si trova in luoghi sconosciuti, per una differenza nell’emisfero cerebrale. Nel cervello femminile, infatti, è più sviluppata la parte responsabile della memoria chiamata fotografica. È la ragione per cui riesce a ritrovare una strada dov’è già stata una volta, senza utilizzare una cartina stradale, ma semplicemente affidandosi a dei punti di riferimento».
Unico neo: nella donna, i cali di memoria si fanno sentire già intorno ai 45 anni, durante la premenopausa. Ma anche qui, una ricerca ha modificato alcune credenze radicate. Un tempo, infatti, l’idea comune era che anche la memoria dipendesse dai cali di estrogeni. Non è proprio così e lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology. È vero infatti che sei donne su dieci, nel periodo prima della menopausa, hanno un calo nella capacità di ricordare. Ma – hanno scoperto gli esperti – ciò dipende dal momento di crisi che molte vivono con la premenopausa. La prova? Con la menopausa, che coincide con un nuovo equilibrio psicologico, la memoria torna brillante come prima.
Ad avvalorare questa ipotesi, ci sarebbero ulteriori studi che sono stati presentati al recente congresso nazionale sulle differenze di genere in medicina. Stando ai dati, il cervello della donna invecchia più lentamente rispetto a quello maschile. L’unico aspetto che andrà studiato a fondo da ulteriori ricerche riguarda malattie come l’Alzheimer e la demenza senile che sono più frequenti proprio tra le donne e non solo per una questione di età. È vero, infatti, che il “gentil sesso” vive più a lungo – e perciò è più esposto a molti problemi di salute – ma pare entrino in gioco alcune differenze biologiche tra i due sessi, ancora da approfondire.
Non ci sono dubbi, invece, sulle differenze emozionali. A dimostrarlo è uno studio condotto al laboratorio di elettrofisiologia cognitiva dell’università Milano Bicocca, che ha confrontato le reazioni cerebrali di volontari con un’elettroencefalografia, un esame simile ad un elettrocardiogramma, che registra l’attività dei neuroni attraverso elettrodi che vengono posti in punti ben precisi della testa. È emerso che la donna riconosce più rapidamente le emozioni sul volto degli altri: impiega 100 millisecondi, contro i 170 degli uomini.
Questo studio “va a braccetto” con un altro, sempre italiano, pubblicato sulla rivista Neuropsycology. I ricercatori hanno scoperto che non solo la donna è più veloce a cogliere i gesti e le espressioni di chi le sta di fronte, ma è anche più emotiva. Lo sapevamo già? È vero, ma gli studiosi l’hanno visto direttamente grazie ad alcune tecniche di diagnostica come la tomografia a bassa risoluzione. Grazie a queste apparecchiature, si sono accorti che si attivano zone cerebrali diverse, responsabili dell’emotività nella donna e delle reazioni più razionali nell’uomo.
Cerchiamo di farcene una ragione allora e non sentiamoci abbandonate se “lui” non esprime a parole il suo amore per noi e sostiene che sono frasi superflue, e non arrabbiamoci se non si ricorda quasi mai le date che per noi sono importanti. E per la stessa ragione, inutile da parte sua infuriarsi se noi chiacchieriamo di più, oppure ridiamo a scoppio ritardato per le barzellette. Usiamo il cervello in modo diverso.
di Cinzia testa
Donne più brave nello sport? Ecco perché!!
Alle Olimpiadi di Pechino è saltato agli occhi il fatto che le donne abbiano portato a casa un buon “bottino” di medaglie. Le ragioni? Molte. Di sicuro, hanno un’ottima capacità di adattamento ai diversi movimenti perché le loro articolazioni sono più mobili, rispetto ai colleghi maschi. Inoltre, hanno una minore predisposizione alle lesioni muscolari, dal momento che la loro muscolatura è più elastica. Nella donna, è anche maggiore la capacità di resistenza nel caso di attività che richiedono tempi lunghi di impegno. Il meccanismo di liberazione dei grassi da parte delle cellule adipose è più rapido rispetto all’uomo. Risultato: il corpo della donna ha sempre “carburante” a disposizione per nutrire i muscoli. Infine, le donne hanno una capacità di apprendimento molto più rapido delle sequenze degli esercizi e sono in grado di attuare giochi di strategia molto più complessi.
Pugilato, pesi, calcio: non solo attività da uomini
Oggi, sono sempre di più gli sport tipicamente maschili che vengono praticati anche dalle donne.
Pugilato: permette la preparazione fisica più completa. Allena la resistenza, la forza, la velocità, l’agilità e la coordinazione neuromuscolare. A livello psicologico, migliora la capacità di autocontrollo e la sicurezza di sé
Pallanuoto: si acquisisce una buona resistenza fisica e un potenziamento della velocità e della coordinazione nei movimenti. Come tutti i giochi di squadra, migliora il senso della collaborazione e dell’intesa.
Pesistica: è un’attività che non coinvolge solo le braccia, ma anche i muscoli addominali e delle cosce. Potenzia la forza muscolare, oltre alla coordinazione dei movimenti.
Calcio: la partita è solo il momento finale di lunghi allenamenti che comprendono anche esercizi che aiutano ad aumentare la resistenza generale, la forza e la velocità. Il calcio è utile per imparare a convivere con altre donne, a vincere la timidezza e le insicurezze e a rispettare le differenti personalità.Softball: è la versione femminile del baseball. È un’attività fisica piuttosto completa perché alla preparazione atletica unisce la tecnica e la tattica di gioco. Potenzia anche la capacità di eseguire una contrazione muscolare il più potente possibile durante la fase di lancio.
Articolo pubblicato dalla rivista perme