Qualche minuto all’una…suona la prima campanella. Alunni ed insegnanti si preparano ad uscire dall’edificio scolastico. I ragazzi sistemano le cartelle, stanchi, dopo ore di lezione; anche i docenti non vedono l’ora di uscire: non è facile in certe classi. Centinaia di persone si precipitano all’uscita della “prigione”.
Questa è la scena che si ripete ogni giorno da settembre: tempo di scuola, di impegni e di compiti. Per i nostri figli è arrivato il momento di iniziare una nuova avventura.
Ogni anno nuovo costituisce una novità carica di curiosità ed emozioni, ma anche di paure, e rappresenta, per i più piccoli, la prima occasione di vero distacco dai genitori. Quanti pensieri scorrono nella nostra mente quando arriva il momento di andare a scuola!
Ansie che si rincorrono anche negli anni successivi, ad ogni transizione. Ansie che spesso sono giustificate e qualche volta eccessive. Giustificate perché noi genitori non ci rassegniamo facilmente alla fatalità. In cuor nostro continuiamo a pensare, a sentire, sperare che i nostri figli abbiano il meglio per diventare più capaci, più motivati, più informati e più formati. Eccessive perché, a volte, non siamo pronti a separarci dai nostri figli.
Abbiamo difficoltà a gestire ansie ed emozioni che il distacco comporta. Se ci mostriamo preoccupati o ansiosi, l’apprensione sarà avvertita, soprattutto dai bambini più piccoli, aggravando timori o paure ad affrontare il distacco. Maggiore è la protezione che offriamo ai nostri figli, minore è l’indipendenza che manifesteranno nella loro vita. Spesso, per questa paura di “mollarli”, inconsapevolmente, li trasciniamo a costruirsi un carattere debole e pavido, incapaci poi di affrontare situazioni difficili.
Un esempio di questa equazione (iperprotezione=debolezza caratteriale) ci viene fornito da una ricerca condotta dall’Istituto di Psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Environmental Psychology: i bambini che vanno a scuola da soli sono più indipendenti, sanno affrontare meglio i problemi e, ironia della sorte, si sentono più sicuri.
Secondo lo studio del Cnr la libertà di movimento stimola nei bambini una grande curiosità, una notevole capacità di adattamento e una forte disposizione a risolvere con più facilità i problemi quotidiani.
Ma perché a molti bambini l’inizio della scuola crea ansia?
Innanzitutto, perché ogni anno scolastico è una dura prova che mette in gioco tutte le facoltà e tutti gli ambiti dell’esperienza (capacità di apprendimento, forza di volontà, predisposizione alle relazioni sociali, e al lavoro di gruppo, coraggio nell’affrontare gli ostacoli e nel rialzarsi qualora si cadesse…). Se, quindi, per i bambini della prima elementare la scuola rappresenta l’ignoto (ossia qualcosa che inevitabilmente fa paura), per quelli più grandi essa è l’esperienza già vissuta, qualcosa che mette ansia per il carico di responsabilità che implica.
La paura della scuola è in realtà ansia di separarsi della mamma, dalla casa, dagli oggetti che infondono loro sicurezza e tranquillità e talvolta può essere causata da insegnanti troppo severi o da coetanei che canzonano o che si impongono con la forza.
Come possiamo riconoscere queste preoccupazioni e renderci conto che sono eccessive?
Da vaghi disagi che possono manifestarsi con nausea, mal di pancia, piccoli mal di testa, ma anche febbricola, mal di denti, mal d’orecchie, macchie sulla pelle, dolori generici alle ossa che compaiono appena svegli, quando è il momento di alzarsi dal letto e di avviarsi verso la scuola. Il caso strano è che questi disturbi, spesso, si dissolvono magicamente appena decidiamo di tenerli a casa oppure nel fine settimana o durante le vacanze. Se quindi il problema non è legato ad altre tensioni psicologiche di fondo, come per esempio una situazione familiare difficile, conflittuale, la nascita di un fratello o un trasloco, queste tensioni diminuiscono riducendosi spontaneamente a livello di capricci. In pochi giorni, se non siamo ricattabili, l’ansia per la scuola svanisce e non necessita di interventi drastici immediati (darla vinta al bambino, cambiare l’istituto, tenere a casa il piccolo).
Se nostro figlio si mostra particolarmente insicuro, potremmo prepararlo rassicurandolo sull’evento che lo aspetta, informarlo sulle attività e i giochi che si faranno nella scuola. Possiamo dimostrare al bambino fiducia nell’insegnante e negli educatori che si occuperanno di lui. Salutiamolo con un bacio ed un abbraccio (senza prolungare il distacco) quando si va via: è molto importante. Informiamolo sull’orario del ritorno e cerchiamo di arrivare puntuali. In seguito facciamogli i complimenti (sappiamo lodarlo?) su come ha affrontato bene la situazione e informiamoci su come ha trascorso la giornata.
In generale:
- Non cedete ai ricatti e mandatelo regolarmente a scuola.
- a frequenza giornaliera a scuola è il miglior sistema per abituarlo a questa nuova situazione.
- Dobbiamo essere decisi al momento di mandarlo a scuola.
- Il mattino è il momento più difficile, perchè coincide col distacco. Non bisogna negoziare l’andare a scuola.
- Non chiediamogli: “come stai, hai voglia di andare a scuola oggi?”, daremmo solo spazio e possibilità alle sue rimostranze.
- Se comincia a segnalare disturbi, ma ci sembra che non abbia nulla, portiamolo comunque; se veramente ci fosse una malattia, occorre essere disponibili a farci chiamare dal personale della scuola.
- Se il bambino piange e si lamenta e il tempo passa e siamo in ritardo, portiamolo comunque a scuola; se accampa scuse e inizia a far capricci, parliamo pacatamente e usciamo comunque.
Consultiamo l’insegnante della scuola e collaboriamo. Spesso gli insegnanti, se sono informati di queste fobie e dei disturbi che nostro figlio presenta, sono in grado di intervenire perché conoscono perfettamente questi problemi.
E’ da questi primi momenti di superamento delle difficoltà che si forma una personalità forte, libera e con una perseveranza colma di propositi e valori positivi che contrastano quei sentimenti di impotenza e di disinteresse per la cultura e la vita in generale.
Parliamo con nostro figlio dei suoi problemi riguardo alla scuola.
In un momento in cui è calmo, preferibilmente di pomeriggio o di sera, proviamo a domandargli se ha delle cose che non vanno o cosa gli succede quando va a scuola. Chiedetegli: “ma secondo te cosa ti spaventa a scuola?”. Rassicuriamolo.
Diamogli la possibilità di stare insieme ai coetanei. Al di fuori delle ore scolastiche i bambini che presentano la fobia della scuola hanno la tendenza a rimanere vicino alla mamma, a giocare in casa, a guardare la TV. Molti di loro non amano stare neanche con gli amici e viene loro la nostalgia di casa. Cerchiamo invece di dar loro parecchie opportunità per stare con altri: l’iscrizione ad un’attività sportiva, uno spettacolo da andare a vedere insieme ad un gruppo di coetanei, accompagnati da un adulto, sono alcune proposte concrete da offrire. In altre occasioni cerchiamo di invitare a casa nostra i suoi amici, per farlo socializzare. Quando si ha a che fare con ragazzini delle scuole elementari, può essere utile far loro frequentare campi estivi o farli partecipare a gite parrocchiali o ad altri gruppi organizzati di nostra fiducia.
Quando portarlo ad una visita medica
Se nostro figlio presenta uno o più dei seguenti sintomi: febbre sotto i 38°C, dolori di pancia, mal di denti, vomito, tosse, macchie sulla pelle, mal d’orecchi e lo tenete a casa, facciamolo comunque controllare dal pediatra che potrà dissipare i dubbi circa una vera malattia, piuttosto che per un disturbo psicosomatico e dobbiamo assolutamente accompagnarlo a scuola subito dopo la visita. Quando invece segnala stanchezza, è un po’ pallido, ha doloretti alle gambe, mal di testa modesto, dovrebbe essere comunque mandato a scuola; la visita dal medico potrà essere programmata in un secondo momento.
In realtà la paura della scuola non è altro che un percorso obbligato, importante e sofferto, che i nostri figli devono compiere per rendersi autonomi dalla famiglia e per inserirsi nel contesto sociale. Se in questo passaggio è sostenuto dalla nostra serenità, imparerà a misurarsi nelle relazioni con i coetanei e affronterà l’inserimento senza particolari problemi. In caso contrario la dipendenza emotiva e la nostra ansia lo porteranno ad avere meno capacità di gestirsi, di gestire le proprie problematiche, di gestire le difficoltà che inevitabilmente si affrontano nel percorso di vita.
Specialmente l’asilo nido e la scuola dell’infanzia rappresentano un’esperienza formativa importante realizzando un momento di crescita del bambino e, indirettamente, della famiglia. Quindi dipende anche dal nostro stato d’animo e dal nostro equilibrio ciò che succede nell’animo dei nostri figli. E la consapevolezza di questo spero ci possa portare ad aumentare la nostra pazienza quando siamo stanchi, a non leggere il giornale o vedere il telegiornale quando hanno bisogno di parlarci, essere disponibili e non a disposizione.
Quando troviamo dentro di noi quell’oceano calmo dove tutti i mari agitati possono calmarsi, allora siamo genitori efficaci.
di Leonardo Milani