Contro la stanchezza di primavera

La sindrome primaverile delle tre A incalza. Come ogni anno, quando se ne va l’inverno cominciano a serpeggiare apatia, abulia e astenia. Davanti al fenomeno, gli specialisti sono perplessi. «Un calo di energia episodico capita a tutti e non c’è motivo di preoccuparsi.
Si tratta di stati di svuotamento temporanei, che non devono essere risolti con i farmaci», dice il dott. Gian Paolo Perna, psichiatra presso l’ospedale San Raffaele di Milano. Un aiuto a buon mercato può al contrario da alcune semplici attenzioni.
Allentare lo stress.
I migliori risultati contro questo tipo di stanchezza si attengono con un allentamento dello stress e seguendo ritmi di vita meno intensi. Utile può rivelarsi l’assunzione di un ritmo sonno-veglia regolare, andando a letto più o meno alla stessa ora e dormendo un numero costante di ore.

Si allo sport.
Le astenie fine a se stesse vanno affrontate con… energia: può sembrare paradossale, ma uno dei modi migliori per cacciare l’astenia è stancarsi. Contro le astenie da stress o da depressione del tono dell’umore lo sport può fare molto. Diversi studi dimostrano che un esercizio atletico di tipo aerobico (jogging, sci di fondo, ciclismo, nuoto…), prolungato per almeno una mezz’ora, promuove la liberazione all’interno dell’organismo di sostanze «tranquillanti naturali». In secondo luogo lo sport tende a distrarre dagli stimoli ansiosi che possono essere all’origine dello stress, regala autostima, rinforza l’io.

Gli errori alimentari.
La stanchezza può essere anche il frutto di errori alimentari: se una carenza di ferro nella dieta può innescare un’anemia e una conseguente astenia, un deficit di iodio squilibra la tiroide e influisce sul tono dell’organismo, mentre una mancanza di magnesio, frequente in chi abusa di dolci, tende a svuotare l’organismo di energia. A volte si è stanchi perché non si beve abbastanza. Come assicurarsi, attraverso la dieta, i corretti apporti di ferro, magnesio, iodio e acqua? Due o tre bicchieroni d’acqua nella mattinata rimediano alla disidratazione e fanno recuperare lo sprint perduto. La quantità di magnesio nel corpo è mediamente di 30 gr. Il fabbisogno è di 300-350 mg. al giorno e buone fonti si magnesio sono cereali integrali, legumi, frutta secca, cioccolato e foglie verdi. Attenzione al ferro antianemia: 100 gr. di seppie ne contengono 18 mg., pari al fabbisogno di una donna sedentaria, 100 gr. di radicchio ne custodiscono quasi 8 mg. Lo iodio lo si recupera mangiando pesce due volte a settimana, o consumando sale iodato. Una recente ricerca americana ha anche segnalato come il 45% di un gruppo di donne tra i 30 e i 60 anni in buona salute ma colpite da improvvise stanchezze, consumava mene dei 2/3 del fabbisogno quotidiano di vitamina A, il 60% non arrivava ai 2/3 del fabbisogno di calci, il 18% era carente di ferro, il 35%in vitamina , il 30% in vitamina B2.

Le trappole della mente.
Non c’è dubbio che anche la psiche influisca nel determinare la «sindrome delle tre A». E’ per insegnare a non cadere nelle trappole mentali, venendo incontro a chi si sente a terra, privo di motivazioni, che si sono sviluppati numerosi corsi di pronto soccorso psicologico. «A scuola di benessere, come utilizzare la mente e i suoi poteri per aiutarti a stare meglio» è il titolo degli incontri proposti dall’Istituto di Psicologia del Benessere in varie città italiane. «Stanchezza insonnia, malinconia, assenza di motivazioni spesso sono sole le diverse espressioni di un senso di disagio provocato da un cattivo usa della propria mente», dice il prof Leonardo Milani psicologo curatore degli incontri. «Come uscire dal circolo vizioso? Con un mix di tecniche di rilassamento, di visualizzazione, di psicoterapia, di revisione del pensiero».

di Alessandro Mazzuccheli
Tratto da Grazia

E se fosse solo una questione di…

FUMO?
Il fumo di sigaretta inquina l’organismo, «brucia» ossigeno e preziosi antiossidanti come la vitamina C, affatica senza motivo. Chi riesce a smettere, scopre di avere a disposizione riserve di energie.

RUSSARE?
Quando è profondo e regolare, il russamento produce stati di apnea e di carenza di ossigenazione, pericolosi per la salute, che rendono il sonno di gran lunga meno ristoratore.

SONNIFERI?
Il sonno prodotto dagli ansiolitici e ipnotici è meno profondo, disturbato e può lasciare strascichi (tempi di reazione rallentati, performance cerebrali meno efficienti) nella mattinata.

SOVRAPPESO?
Se siamo concepiti per pesare 70 kg. e ci portiamo dietro tutto il giorno 10/20 kg. di grasso in più, è logico sentirsi spesso stanchi.

RUMORE?
Lavorare o vivere in ambienti molto rumorosi stanca. Già un sottofondo di un ristorante affollato o di traffico avvertito con la finestra aperta (circa 70 decibel) può produrre nervosismo, affaticamento, mal di testa.

Tè e calcio salva cuore

Minor rischio di infarto cardiaco per chi beve tè e introduce buone quantità di calcio. L’indicazione emerge da due ricerche americane. All’Harvard Medical School di Boston il dott. Howard Sesso ha seguito 680 persone e ha rilevato come chi beve tè regolarmente riduca di quasi la metà il rischio di infarto rispetto ai non bevitori. La ragione andrebbe cercate negli antiossidanti del tè (flavonoidi) capaci di ridurre l’ossidazione del colesterolo «cattivo» nelle arterie. All’università della Carolina del Sud, il dott. Bostick ha seguito per 8 anni 35.000 donne dello Iowa e riscontrato una riduzione del rischio infarto del 30-35% in quelle abituate ad assumere una buona quantità di calcio. Legandosi agli acidi biliari, il calcio tenderebbe infatti a ostacolare l’assorbimento del colesterolo degli alimenti.

Due insalate da buongustai

Diventata famosa negli anni ’80, ai tempi della «Milano da bere»: la rucola era infatti usata e diffusa come il prezzemolo in qualunque piatto, dal carpaccio fino a certe paste. Il tarassaco o dente di leone – l’erba che si raccoglie in primavera nei campi punteggiati dal giallo del suo fiore, è invece conosciuto e apprezzato da sempre, non solo in cucina ma anche in erboristeria. Ebbene rucola e tarassaco che in primavera vivono la loro stagione migliore, possono essere considerate due insalate superstar.

Per i loro aromi e sapori intensi a confronto di tante altre che «non sanno di nulla». E per le loro virtù nutrizionali, affatto comuni.
Con quel sapore tra acido e il piccante, con quel sentore senapato e pungente, la rucola ha convinto molti che anche un’insalata può essere un piatto da gourmet. La rucola tra l’altro cresce dovunque anche sul balcone di casa, è una pianta resistente al freddo e agli
ambienti più ostili, ed è in grado di germogliare da marzo fino ad ottobre. Le rucole da coltivazione sono senza dubbio meno saporite di quelle selvatiche ma ragguardevoli rimangono alcuni plus nutrizionali. In una ciotola  di rucola si trovano infatti più caroteni che in una carota un po’ pallida, più vitamina C che nelle arance di fine stagione, una buona dose di ferro (da 1,5 a 9 milligrammi in 100 gr.) e di calcio. Per di più la rucola appartiene alla famiglia delle crucifere (di cui fanno parte cavoli e cavolfiori),
piante benemerite per i loro contenuti di antiossidanti quali gli antociani e gli indoli, sostanze in grado di proteggere le cellule dai danni che proludono alle malattie tumorali. Mangiare tanta rucola è un po’ come stipulare una polizza di assicurazione nei confronti dei radicali liberi, dell’ossidazione dei tessuti. Tra l’altro la rucola non si mangia cotta ma cruda, condita con un filo d’olio, e non si hanno quelle perdite di vitamine o altri.