Cosa impara dal suo papà

Gli insegna a parlare “da grande”. Lo spinge fin da piccolo a cavarsela nella vita. Lo assiste nelle sue prime scorribande alla scoperta del mondo. Così un padre aiuta a crescere suo figlio
Diario di un giorno qualunque: papà sveglia il bambino alle 7, gli prepara la colazione, lo accompagna a scuola materna. Dopo cena mentre la mamma mette in ordine la cucina, gioca col figlio, inventa storie, canta canzoncine. E prima di coricarsi, lo culla per farlo addormentare. Un’eccezione ? No, recenti ricerche dimostrano che rispetto a vent’anni fa, i padri passano il 33 per cento in più del loro tempo libero con i figli. I papà di oggi sono più coinvolti nella cura del bebé fin dalla nascita. Si fanno completamente assorbire dal bebé: lo coccolano, gli riservano quelle attenzioni che fino a pochi anni fa erano caratteristiche della madre. Creano così, attraverso il contatto fisico, un forte vincolo affettivo col figlio, che diventa ancora più solido via via che il bambino cresce, spiega Leonardo Milani, docente di psicologia all’Università di Ferrara. Mamma e papà sono diventati perfettamente uguali e interscambiabili ? Non proprio. I nuovi papà fanno “cose da mamma” ma in modo diverso vediamo come.

Scoprire insieme le cose del mondo
La mamma profuma di latte, abbraccia, avvolge di tenerezza. Un battito del suo cuore, il suo respiro sono familiari al piccolo perché ha imparato a conoscerli quando era ancora nel pancione.
Un papà, invece, è l’“oggetto misterioso”, ancora tutto da esplorare. Per questo il bimbo ama toccarlo, annusarlo per sentire l’odore della sua pelle. E ancora, il papà, con il suo diverso modo di muoversi, fatto di gesti più decisi, sostiene, protegge, incita.
Un esempio? Prende in braccio il piccolino tenendolo verticale e gli consente così di guardarsi meglio intorno. La mamma, invece, lo culla, mantenendolo in posizione reclinata. Anche nel gioco, il papà è più irruente e scherzoso, mentre la mamma è più delicata e protettiva.
In sintesi: il papà inizia da subito a mostrare il mondo al suo piccolo.

Parlare proprio come un grande
Una ricerca americana rivela che le donne usano un linguaggio più semplice, quasi infantile, per farsi capire dai figli. Parlano più lentamente, in modo più melodioso e dolce. Imitano il modo di esprimersi dei bimbi che frequentemente legano le parole e le intercalano con sbuffi e smorfie.
Un papà preferisce parlare “da adulto”, anche se in modo semplice, con frasi composte solo dal soggetto e dal verbo. È più concreto, va diritto al punto.
Un esempio? Se il piccolo cade e si fa male, la mamma partecipa al dolore e allo spavento del suo bambino. Piange con lui e dimostra tutta la sua preoccupazione. Un papà, invece, rassicura il bimbo sorridendogli e dicendogli con tono deciso:”Presto starai bene. Guarirai”.
In sintesi: lo stimola a usare nuovi vocaboli e ad abbandonare il modo un po’ infantile di parlare.

Affrontare in due i primi “pericoli”
Facendo leva sul sentimento di fiducia che il bebè prova per lui, il papà insegna ai figli come cavarsela nella vita. È lui, in genere, a spiegargli le cose pratiche. Un papà dimostra con i fatti, e non con le parole, che non c’è nulla da temere in certe situazioni: entrare in una stanza buia, tuffarsi in acqua, camminare in un sentiero di campagna…
Queste imprese accrescono nel bambino la consapevolezza di farcela. Gli fanno passare la paura. Ed è fondamentale perché diventi sicuro di sé e acquisti maggiore autostima.
In sintesi: gli insegna a superare i primi piccoli “pericoli” e lo aiuta a rafforzare la fiducia in se stesso.

Superare con grinta gli ostacoli
Le mamme spesso cercano di eliminare o spostare gli ostacoli per aiutare i figli. I padri, invece, li incoraggiano a superare le difficoltà, a impegnarsi, nella scuola come nello sport. Spesso papà dice: «Ho visto che molti tuoi compagni sanno già andare in bicicletta. Cosa aspetti a imparare?”.
La mamma, di solito, più che spronare, consola: “Tesoro,. non ti preoccupare, imparerai”. Il papà fa sì che il rapporto di dipendenza reciproca che si instaura fra il bebè e la mamma nei primissimi mesi, e oltre, non diventi troppo esclusivo. È lui che lo spinge a scoprire sempre nuove cose.
In sintesi: il papà spezza il rapporto esclusivo tra madre e figlio proiettando il bambino verso l’esterno.

Trovare il gusto dell’avventura
Spesso prima di coccolare il piccolo il papà lo solleva, gli fa il solletico…
E i bambini intuiscono, già a sei o otto settimane, se l’approccio è maschile o femminile. I padri aiutano i figli a diventare consapevoli delle loro sensazioni e del mondo che li circonda. Il ruolo fondamentale del padre è quello di aiutare il bambino a staccarsi dalla mamma. Gli facilita il passaggio dalla iniziale dipendenza, quasi assoluta, all’indipendenza. Gli è accanto nelle prime “imprese”, quando comincia a girare per la casa o, facendo i primi passi, raggiunge oggetti che gattonando apparivano irraggiungibili.
In sintesi: con l’aiuto del papà, il bebè scopre il gusto dell’avventura e si fa poco alla volta sempre più intraprendente

Rispettare le regole
Dopo il primo anno si deve porre al bambino qualche limite. Non può fare tutto quello che vuole (come lasciare i giocattoli sparsi per la casa o salire sul letto con le scarpe) L’ideale è riuscire a rendere queste regole un’abitudine. Vogliamo insegnargli a tenere in ordine la sua stanza ? All’inizio facciamo insieme a lui. A volte, però, è necessario dirgli di no. Ed è proprio il papà che ci riesce con più efficacia, frenandolo, senza diventare acido e severo. Le limitazioni aiutano il piccolo a crescere bene, così come le coccole. Per il papà è più facile porre dei divieti e mantenerli. Riesce a manifestare la sua “forza”. Che il bambino percepisce come capacità di diventare protettivo.
In sintesi: il papà rispetto alla mamma, reagisce in modo meno emotivo di fronte ai capricci del figlio ed è più deciso ad imporre limiti.

Comportarsi come un piccolo uomo
Spesso il bambino va dal papà per essere protetto, per farsi aggiustare qualcosa o quando deve fare qualcosa di rischioso, (come recuperare il pallone finito oltre il muro del giardino).
«Se, fino a qualche anno fa il padre era considerato ‘assente’ nel processo educativo del bambino, adesso invece il suo ruolo è molto importante e si basa sia sull’esempio, sia sul dialogo» aggiunge Leonardo Milani.
In sintesi: è lui a far nascere nel figlio ancora piccolo il “mito dell’eroismo”, e la capacità di affrontare le situazioni pericolose.

Con la compagna si comporta così
Aiuta la mamma ad accudire il bambino.
Le da una mano in casa. In questo modo lei è un po’ più libera di riposare e di distrarsi. Così sarà più serena e disponibile a vantaggio anche del benessere del piccolo. Che è il primo a risentire degli umori della coppia, e della madre in particolare. Quindi va benissimo sostituirsi alla compagnia alla gestione della casa e del bambino. Ma non bisogna esagerare.
Meglio evitare che lui tenda a sostituirla completamente perché lei potrebbe sentirsi sopraffatta o persino messa un po’ da parte.
Il padre deve sempre invece dedicare alla sua compagnia tutte le attenzioni e lo stesso interesse che le riservava prima della nascita del figlio.

di Maria Angela Masino