I linguaggi del corpo

Tutto è, o può diventare, comunicazione.
Tutto parla di noi: sia agli altri che a noi stessi. La corporatura fisica, il volto. i gesti. La mimica, lo sguardo. la voce. i vestiti.
Tutto “parla”, comunica, racconta.
Nella nostra cultura si tende ad enfatizzare il ruolo e l’importanza della comunicazione verbale. Del resto è la logica conseguenza dell’importanza che attribuiamo alle attività dell’emisfero sinistro del cervello: ragionare. discutere, incasellare, contare. confrontare.
In realtà il linguaggio “non verbale”, il linguaggio del corpo, è almeno altrettanto importante di quello non verbale. Si tratta di un linguaggio più genuino, più “vero”: il corpo non mente. Non sa mentire a differenza della parola.
Se vi è divergenza tra i due modi di comunicare, il corpo e la parola. di certo sta mentendola parola.
E ci accorgiamo di questo quando siamo davanti ad alcuni comportamenti gestuali. A specifiche posture del corpo o a caratteristiche reazioni mimiche. “sentiamo” immediatamente che cosa ci vuole trasmettere la persona che ci sta davanti e ci regoliamo di conseguenza.
Dobbiamo solo mettere a punto la nostra abilità di leggere il corpo: imparare a tararla e calibrarla in modo ottimale per conoscere meglio noi stessi e gli altri.

La comunicazione corporea
Diverse modalità all’approccio alla comunicazione corporea.
Sono diverse le modalità con cui si studia il linguaggio del corpo: è per lo meno assurdo parlare di univocità o di uniformità di prospettiva o di metodologia.

Vediamo brevemente alcune di tali prospettive:
prospettiva antropologica
I comportamenti ed i gesti umani vengono studiati come attività caratteristiche dell’uomo,confrontandone le modalità gli utilizzi e la diffusione.
Sono classici gli studi di Desmond Morris e di R.D.Guthrie.
psicoanalitica
Il corpo rivela l’inconscio, i traumi, i conflitti, le deformazioni psichi che. Tuttavia nel filone psicoanalitico non vi è uniformità, Sono infatti molto diversi gli apporti interpretativi di Freud. Ferenczy, W. Reich, M. Klein ecc.
psicosomatica
In questo orientamento vengono analizzati specialmente i conflitti che si somatizzano nel corpo, provocando malattie, disturbi e disfunzionalità di vario genere.
La psicosomatica è lo studio delle strette relazioni esistenti tra “psiche” e “soma”, tra pensieri. sentimenti, emozioni e la forma ed il funzionamento del corpo.
Anzi. più che di relazioni dovremmo parlare di continue “interazioni”.
Ottimo libro al riguardo è “Psicosoma” di K.Dychtwald.
psicosociologica
E’ la prospettiva della psicologia sociale. Vengono evidenziati soprattutto gli aspetti di comunicazione e di interazione sociale tra l’individuo e il suo ambiente psicosociale.
espressiva
In questa area riscontriamo la mimica e tutte le arti o discipline che utilizzano il corpo, come il teatro. il cinema, la danza. Il corpo cerca di trasmettere quanto il soggetto “pensa” o “sente” attraverso le intenzionali modulazioni corporee: movimenti, gesti. posture, mimiche.
bioenergetica
E’ un modo di comprendere la personalità in termini dei suoi processi energetici. E’ anche una forma di terapia che associa il lavoro sul corpo con quello sulla mente per aiutare le persone a risolverei propri problemi emotivi e realizzare in misura più ampia il proprio potenziale di provare piacere e gioia di vivere. In questa fascia, caratteristica e suggestiva, situiamo autori come W. Reich, Lowen, Kurtz, Prestera.
assertiva
I vari corsi di “training assertivo” insegnano alle persone ad esprimere chiaramente e civilmente quanto pensano e quanto sentono, senza ledere i diritti altrui. Si cerca un rapporto franco. diretto, onesto, piacevole, senza ansie, timidezza o aggressività ma ad un livello perfettamente paritario.
La persona impara a non sentirsi né inferiore né superiore a nessuno e a comportarsi di conseguenza. In questa prospettiva si insiste molto sulle capacità non verbali di comunicare e di rapportarsi agli altri: lo sguardo, la mimica, la postura, la gestualità, la voce … tutto il corpo deve trasmettere chiaramente e senza distorsioni il messaggio di apertura di contatto di espressività perfettamente paritario.

La chiave è dentro
Il corpo non mente e non sa mentire. Il nostro scopo è proprio quello di comprendere a fondo, il linguaggio vero, profondo totale del corpo. Per cui, cominciare a stare in ascolto del proprio corpo è la grande regola di saggezza che proponiamo.
Il pensiero è utilissimo, è strumento eccezionalmente valido e funzionale. Ma non è concreto reale quanto il corpo.
Ogni cosa che viene “detta” dall’espressione non verbale acquista significati e risonanze diverse sia nel soggetto che la riceve ma anche e sopratutto nel soggetto che la invia, per cui è importante cominciare a “comprendere” davvero il proprio linguaggio, la risonanza profonda ed esperienziale che viene dai corpo.
La lingua, il pensiero, la parola, la mente possono dire falsità. assurdità e cose simili, ma il corpo non ha in sé la capacità di mentire.
Quello che “sente” è quello che viene sentito. E quello che comunica è quello che viene dal di dentro, dalla sensazione: non da pregiudizi, obblighi o programmi esterni.
Ed è dal corpo che occorre reimparare a vivere.
Ogni cosa che diciamo è accompagnata dal linguaggio corporeo. Non mi riferisco ovviamente al semplice e scontatissimo fatto che, per parlare, è necessario muovere le labbra e i muscoli fonatori. Ma intendo sopratutto riferirmi al fatto che ogni parola, ogni frase, ogni affermazione che pronunciamo verbalmente viene accompagnata e siglata con il corpo. Non soltanto lo sguardo, il tono e il volume della voce, ma anche i gesti, la posizione che occupa il corpo nello spazio, che accompagnano i monosillabi sono informazioni significative che possono influenzare un rapporto, anche quando di tutti questi elementi non si conosce il codice.
Il come si dicono le cose rappresenta l’aspetto non verbale della comunicazione.
La comunicazione, già lo sappiamo, è lo strumento il modo, il metodo con cui si trasferiscono da una persona all’altra pensieri, sensazioni e stati d’animo: significati pregnanti e non solo parole.
La comunicazione è stimolo, trasmissione, attività: ma per essere strumento valido, la comunicazione deve seguire alla recettività, alla attesa, all’ascolto. Comunicare quindi prevede un doppio movimento: ascolto recettività ed emissività.
Le espressioni verbali e quelle non verbali possono andare perfettamente d’accordo, essere unite e funzionali; oppure possono essere in disaccordo più o meno completo.
Con il corpo puoi dire cose che letteralmente contraddicono il messaggio delle parole. Quando si è “sinceri” vuol dire che il verbale e il non verbale sono all’unisono, senza sbavature o messaggi contraddittori. Si è sinceri quando si è autentici, immediati, spontanei, quando non vi è la fase della programmazione e quella della esecuzione. Nei rapporti interpersonali vi è spesso finzione o comunque “difetto di sincerità”.
Il corpo smaschera questa patina non autentica. ”Mentre con la parola possiamo dire di noi ciò che vorremmo essere, con il corpo diciamo ciò che realmente siamo”.
“Quello che tu sei – raccontava Emerson – grida talmente forte da impedirmi di sentire quello che dici. E quello che al sei è manifestato dal corpo, dalla pastura, dal gesto, dal tono. dalla fluenza della voce … Non da quello che dici ….
La chiave è dentro. Nel corpo“.

L’interpretazione dei segnali del linguaggio del corpo
Studiare il corpo e il suo linguaggio
Le possibilità che abbiamo di studiare il corpo ed il suo linguaggio sono sostanzialmente due: il primo metodo opera con una molteplicità di categorie generali, distinguendo ad esempio i segnali” etere-riferiti” da quelli “ego-riferiti”, i segnali psicosomatici (come impallidire ecc.).
Un tale procedimento consente al ricercatore di captare e ordinare in modo inequivocabile anche i più piccoli segnali. E’ applicato, ad esempio da studiosi di cinesica che si dedicano per mesi ad analizzare una ripresa filmata di 8 minuti.
Il secondo metodo si serve di poche categorie generali, dando quindi per scontato che alcuni segnali non possono essere classificati in modo netto o definito. Ciò nonostante questo metodo di lavoro appare idoneo all’osservazione di processi “dal vero”. cioè di persone viste nella vita reale, il cui comportamento non può essere osservato nè ripetuto al rallentatore.

Osserviamo quindi le cinque principali categorie.

  1. L’atteggiamento(o postura)
    Con ciò intendiamo tanto l’atteggiamento posturale che l’individuo assume in un dato momento, quanto i movimenti che cambiano o modificano la posizione del corpo, come ad esempio spostare il peso sporgendosi in avanti o indietro. dondolarsi sulle piante dei piedi. accavallare le gambe, ecc .
  2. La mimica
    Con questo intendiamo tutti quei fenomeni che si possono osservare sul volto di una persona, inclusi i processi psicosomatici come ad esempio l’arrossire ecc.
  3. La gestualità
    Con ciò intendiamo tutti i gesti delle braccia “il linguaggio delle mani”, come pure molte azioni come ad esempio quella di aprire una porta. di spegnere una sigaretta schiacciandola. ecc.
  4. La distanza o prossemica
    Con ciò intendiamo la distanza che si assume rispetto agli altri come pure i movimenti repentini mirati a modificare tale distanza, come esempio arretrare improvvisamente di un passo ecc.
  5. Il tono
    Con ciò intendiamo tutti i fenomeni che appaiono evidenti nel modo in cui un individuo parla. Dunque l’intonazione, la melodia del discorso, le pause, il volume, il ritmo dell’eloquio ecc.
    Nel tono includiamo pure espressioni sonore prive di contenuto verbale. come schioccare la lingua, sospirare, gemere ecc.