La Resilienza, forza d’animo e flessibilità

La vita quotidiana è inevitabilmente soggetta a piccoli e grandi eventi stressanti come rifiuti, sconfitte, perdite e frustrazioni che sembrano ostacolarci nel raggiungere uno stato ideale di benessere; tuttavia la maggioranza delle persone riesce a fronteggiare in maniera efficace le difficoltà e, anche nelle circostanze più sfidanti, arriva a conseguire livelli sempre più elevati di benessere.
Capita frequentemente di vedere come alcune persone si riprendano abbastanza efficacemente dagli eventi traumatici, mentre altri sembrano incapaci di uscire da situazioni negative, come se fossero trattenuti in quella carreggiata.
Nel primo caso non si parla sem­plicisticamente di fortuna, ma di un costrutto psicologico che prende il nome di resilienza il cui significato originario si riferiva ad un’elevata capacità di resistenza.
Il termine deriva dal latino che significa rimbalzare, ma anche non essere toccati da qualcosa di negativo. Attualmente la parola è usata in varie discipline: fisica, ingegneria, economia, sociologia e psicologia. In realtà questo termine, nella fisica dei metalli, indica la capacità di un metallo di resistere ad un urto improvviso e di sopportare sforzi applicati bruscamente senza spezzarsi, essendo elastico e malleabile anziché rigido e quindi fragile.
È curioso costatare che anche la parola stress, nel linguaggio anglosassone, ha un’origine tecnologica attraverso la quale si descrive l’azione di una forza che deforma un corpo. Per uscire dalla metafora, la resilienza applica­ta all’uomo è una capacità acquisita nel corso della sua evoluzione, che rende le persone capaci di gestire lo stress senza farsi travolgere. È la capacità di resistere psicologicamente. È un concetto che supera quello di “coping” il quale mira solo ad eliminare, ridurre o tollerare la situazione stessa, limitandosi a sopravvivere indurendosi o diventando insensibili: essere resilienti significa invece essere in grado di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici senza perdere la speranza e conservando la propria sensibilità e umanità. Significa adattarsi alle richieste di cambiamento delle esperienze stressanti e saper riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà per auto-dirigersi verso un accrescimento del benessere personale.
È uno stato connotato da uno spiccato orientamento al cambiamento che consente la nascita di una nuova e più vantaggiosa condizione.

Resilienti si nasce o si diventa ?
Avere vissuto un buon attaccamento materno prima infanzia sembra essere in relazione allo sviluppo naturale della resilienza, ma gli studi sui soggetti resilienti hanno focalizzato l’attenzione sulla qualità delle relazioni sociali e sulle caratteristiche psicologiche che assumono la valenza di risorse in condizioni di stress, che possono essere promosse e potenziate nel corso della vita.Innanzitutto, il supporto sociale è positivamente correlato con un miglior adattamento con diversi parametri di natura fisiologica me migliori indici di attività del sistema autonomo, del sistema immunitario e del sistema ormonale.
La percezione di essere circondati da persone amiche e fidate su cui “si può contare” che ci supportano, sostengono e stimano presenta una risorsa di grande valore che ci fornisce un effetto cuscinetto in situazioni di grave stress. Le caratteristiche psicologiche della persona resiliente si rifanno per prima cosa ad una adeguata dimensione di autoefficacia, che rappresenta la valutazione complessiva del soggetto circa il proprio senso di competenza in determinati ambiti.
Un’altra risorsa è il Locus of Control interno: L’attribuzione dei propri successi o insuccessi è riferita all’esercizio delle proprie abilità, volontà e capacità, e non solo al semplice caso d altri.
Chi è resiliente ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e su ciò che lo circonda.
E questo non vale solo per gli atteggiamenti psicologici o comportamentali, ma anche relativi allo stile di vita in generale compresi gli aspetti alimentari, come attenzione alla propria persona (volersi bene) e di cura della propria persona (evitando fumo e alcool).
La persona resiliente è essenzialmente un ottimista: l’ottimismo disposizionale è la disposizione mentale ad attendersi eventi favorevoli in futuro in modo realistico, valutando i vincoli e i feedback forniti dall’ambiente fisico e sociale. Questo aumenta la persistenza del soggetto nel conseguimento di obiettivi e nel valutare gli eventi negativi come momentanei e circoscritti.
Anche l’autostima influisce sulla capacità di essere resilienti: la considerazione positiva di se stessi e l’elevato grado di valorizzazione e di accettazione delle proprie caratteristiche permette di essere meno vulnerabili, ad esempio, agli stressor relazionali, come una valutazione negativa o un conflitto sul luogo di lavoro.
Infine l’hardiness o vigoria psicologica: questa configurazione di personalità prevede tre componenti: l’impegno, esprime un atteggiamento attivo nei confronti delle circostanze; il controllo della situazione e la sfida, orientamento a decodificare il cambiamento come minaccia o come opportunità di crescita. Si può valutare in questo ambito anche la percezione e l’interesse che si ha per il mondo che ci circonda, aspetto che si ricollega all’interesse per il mondo biologico, nel segno del rispetto per la vita in tutte le sue forme.
Oggi si ritiene che anche la dimensione di “senso”, il dare significato alle proprie esperienze di vita, abbia a che fare con la capacità di affrontare lo stress e la promozione del benessere in quanto ci permette di leggere gli stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno come comprensibili, fronteggiabili e significativi. Proprio Selye, che studiò fin dagli inizi i meccanismi che riguardano lo stress, disse: “Contrariamente a quanto si pensa di solito, non dobbiamo e, in realtà, non possiamo evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace e trarne vantaggio imparando di più sui suoi meccanismi, ed adattando la nostra filosofia dell’esistenza a esso”.

È quindi possibile imparare ad utilizzare questa forza psichica legata all’istinto di sopravvivenza che ognuno di noi ha dentro di sé, impegnandosi a:

  • Migliorare e allargare le nostre relazioni interpersonali, coltivando l’empatia, la fiducia e la capacità di comunicare positivamente. Aiutare e farsi aiutare.
  • Valutare le risorse, le capacità e le competenze a nostra disposizione e porsi obiettivi realistici e motivati.
  • Non restare passivi e pensare a se stessi come vittime, ma prendere l’iniziativa ed agire. È utile assumersi le proprie responsabilità, ma non le colpe di altri:
  • Coltivare un modo di pensare ottimista ed il senso dell’umorismo per dare la giusta prospettiva agli eventi, l’immaginazione e gli interessi per mantenersi flessibili, adattabili, entusiasti, energici ed essere curiosi ed aperti a nuove esperienze.

La creatività può contribuire a trovare nuove soluzioni per superare gli ostacoli.

  • Migliorare la visione di se stessi e delle proprie capacità
  • Riflettere su ciò che accade e ritornare sulle esperienze vissute, per arrivare alla consapevolezza onesta di cosa è andato male e cosa bene.
  • Dare un senso alle proprie esperienze, attraverso una fede o un progetto di vita; riscoprire il coraggio che ci ha permesso di superare i problemi del passato.

Tornare a prendersi cura di sé, del proprio corpo e bisogni, delle proprie emozioni e dei propri pensieri, è in fin dei conti la strada per tornare a ricontattare tutte le risorse che abbiamo naturalmente a disposizione e che troppo spesso dimentichiamo di usare.
In particolare le tecniche di rilassamento sembrano essere il mezzo ideale per ricontattare queste risorse: una recente ricerca tenuta dall’Università di Verona sugli effetti di resilienza in persone che hanno praticato per un congruo periodo le tecniche di Psicologia del Benessere, ha rilevato un miglioramento significativo in termini di resilienza disposizionale in chi pratica con costanza il rilassa­ mento, che risulta così uno strumento di facile apprendimento per favorire la gestione dello stress e l’utilizzo attivo di risorse positive
Articolo a cura di Paola Manara e Leonardo Milani, docenti di psicologia del benessere.

Alcuni testi sull’argomento resilienza

Libro

Autore

Editore

Costruire la resilienza:
la riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi

Boris Cyrulnik
Elena Malaguti

Edizioni Erickson

La Psicologia del benessere
un percorso positivo per la mente

Leonardo Milani

Edizioni Erickson

Resilienza Individuale e collettiva

Anna Oliviero Ferraris

Articolo comparso nella rivista trimestrale di scienza e storia “Prometeo”, settembre 2004 – anno 2 – n. 87

Stress e resilienza:
vincere sul lavoro

Annalisa De Filippo

Psiconline
(collana Ricerche e contributi in psicologia)

Affrontare la vita:
che cos’è la resilienza e come svilupparla

Anna Putton
Michela Fortugno

Edizioni Carocci Faber

La Resilienza di Al Siebert:
il vantaggio della Resilienza

Al Siebert

Amrita Edizioni

La resilienza:
come affrontare la sofferenza e riscoprire la forza interiore

Franca Sartori

Centro Studi Evolution