Una camicia o un foulard?
D’accordo non sono la stessa cosa ma il risultato che hanno sul nostro umore è lo stesso: consolatori di un morale azzerato, attivatori di un autostima e capaci di aiutare a ritrovare certezze temporaneamente latitanti. I capi d’abbigliamento sono un segnale, sempre: quando di desiderano quando si scelgono e si indossano.
Ma tu che vestiti compri ?
Cos’è un vestito ? Colore e stile, business e frivolezza, maschera e creatività. Ma avete mai pensato a un vestito come un farmaco che può aiutarci a risolvere i nostri conflitti interiori ? E non si tratta solo del vecchio consiglio “se sei giù di morale comprati qualcosa di nuovo”. Non è che sia superato, anzi. C’è poco da fare, una camicetta di seta, una bella borsa sono un ottimo rimedio contro l’ansia, quindi tengono lontana la depressione”, racconta Augusto Ermentini direttore della cattedra di psichiatria dell’Università di Brescia. “Gli abiti sono come i dolci, come le carezze, come una parola d’affetto: ci consolano, ci fanno sentire subito meglio”.
Ma c’è di più. Ci sono giacche, foulard, gonne e persino biancheria intima capaci di far aumentare la stima che ciascuno ha di sé addirittura del trenta per cento e questo indipendentemente dal proprio stato sociale, dalle condizioni economiche, dalla professione o dal livello culturale.
È quanto è emerso da uno studio sulla psicologia dell’abbigliamento organizzato a Roma, all’Università La Sapienza da Paolo Bonaiuto docente di psicologia. Quando ci vestiamo in maniera elegante trasmettiamo sicurezza agli altri e a noi stessi. Ma il punto è cos’è che la gente considera “elegante” ?
Secondo l’insolita ricerca condotta a Roma, i canoni di eleganza delle italiane sono tutt’altro che originali. “Abbiamo invitato un’ottantina di donne di età compresa fra i 19 e i 30 anni a presentarsi due volte in istituto, prima in abiti eleganti, poi con un look trasandato. Quindi abbiamo esaminato le scelte di ciascuna di loro”, spiega il professor Bonaiuto. “Ebbene tutte le donne che hanno accettato di partecipare al nostro studio consideravano eleganti i tailleur, le pellicce, i tacchi alti, i gioielli. Per abbigliamento trasandato invece intendevano maglioni, giubbotti e scarpe sportive”. Fortunatamente oltre a questi simboli un po’ datati, la maggior parte della gente pensa che l’eleganza sia sostanzialmente il frutto dell’attenzione ai minimi particolari. Il fatto che nulla sia lasciato al caso. “Sono ritenuti eleganti gli accostamenti di colore in gradazione, le camicie bianche pulite, i tessuti ben stirati”, continua il professor Bonaiuto. “È un modo di comunicare agli altri la capacità di prendersi cura di sé stessi e quindi si ispira fiducia”.
Il problema pero è che raramente ci vestiamo in maniera davvero serena. In altre parole la scelta di abiti e accessori non è soltanto dettata dai gusti personali o dalle influenze che vengono dalla moda, ma soprattutto da meccanismi psicologici di difesa: sono dei piccoli segnali che indicano la presenza di una barriera tra noi e il mondo esterno. Si chiamano indicatori difensivi mimetici, in tutto sono una ventina. Facciamo qualche esempio: quanti bottoni siete soliti abbottonare ? Più sono numerosi più significa che siete sulla difensiva. Il discorso vale anche per gli “strati” di tessuto, magliette, golfini, giacche e quant’altro si può sovrapporre. Così lo spessore dei tessuti è un aspetto complessivamente “ingolfato” la dicono lunga sulla nostra timidezza.
Tutti senza rendercene conto, utilizziamo i vestiti come una maschera. E questa non è una novità, ma c’è dell’altro. Gli abiti non hanno solo il compito di raccontare agli altri chi siamo o chi vogliamo sembrare. Il vestito è una sorta di boomerang, da un lato manda messaggi verso l’esterno, dall’altro ci influenza molto, contribuisce cioè a formare l’immagine che abbiamo di noi stessi. È in tal senso che la scelta di un abito assume una vera e propria valenza terapeutica.
L’esempio più tipico è quello delle donne in sovrappeso. “Quasi tutte hanno gli armadi pieni di vestiti senza forme, enormi e svolazzanti. Così pensano di nascondere i chili di troppo: niente di più sbagliato”, commenta la stilista Mila Schon. “In realtà gli abiti devono sempre rispettare la caratteristica di appoggiarsi morbidamente sui fianchi. Non vuol dire che bisogna fasciarli o stringenti, ma neanche nasconderli, anzi devono sempre essere percepiti, indossati. Quando si cammina occorre sentire il contatto del tessuto che si muove attorno al bacino”.
Ebbene, secondo i più moderni psicoterapeuti, la continua stimolazione cutanea e la funzione di contenimento operata dal vestito appoggiato ai fianchi possono aiutare a superare l’angoscia per un corpo apparentemente senza né forma né confini. Chi vive un conflitto tra razionalità e istinto, chi è portato a separare costantemente le ragioni della desta da quelle del cuore che, per esempio, sente il sesso come una pulsione completamente estranea alle altre emozioni farebbe bene a indossare abiti a righe verticali. Se alto e basso non comunicano, insomma, l’ideale è una lunga casacca a righe bianche e rosse, in questo capo infatti è possibile riunire i due elementi simbolicamente contrapposti, il bianco, colore della purezza e della razionalità, e il rosso, il colore degli istinti e della passione.
La donna manager che sta sacrificando la sua femminilità al rigore e alla precisione professionale dovrebbe cercare di riconciliarsi con se stessa. Non è il caso di vestire di trine e merletti, ma sotto la giacca, anziché la camicia di taglio maschile sarebbe meglio indossare un body o una maglietta aderente che valorizzi il seno ma al tempo stesso lo nasconda.
Anche i colori hanno la loro importanza. “A ciascun tono corrisponde una lunghezza d’onda, quando un colore colpisce i nostri occhi, le fibre nervose portano al cervello uno stimolo diverso e, a seconda della lunghezza d’onda che vibra, corrisponde una risposta fisiologica diversa”, spiega lo psicologo Leonardo Milani. “Preferire un colore ad un altro, o meglio, certe combinazioni di colore ad altre, fornisce precisi riferimenti sullo stato psicologico di ciascuno di noi e anche la predisposizione a contrarre certe malattie. Ognuno può verificare da solo come siamo istintivamente portati verso un colore, a sentirci meglio indossando certe fantasie piuttosto che altre. Ci sono persone che, per esempio, non hanno nel loro armadio nulla di rosso, e anche se ricevono un regalo da una persona cara un abito o un maglione di quel colore, non si sentono di indossarlo. Rifiutano il rosso coloro che sentono le proprie pulsioni istintive come un pericolo, qualcosa di scomodo che è meglio sedare. Altre volte si tratta di soggetti talmente aggressivi e irosi, cioè “rossi” che non riescono ad accettare il rosso che viene dall’esterno”.
C’è chi adora i foulard e le sciarpe da annodare al collo e chi, al contrario, detesta persino le collane. Chi indossa i blue jeans 24 ore al giorno e chi veste solo firmato dalla testa ai piedi. Rispetto all’abbigliamento esistono tre tipi fondamentali di utenti. I “remover” sono quelli più sulla difensiva, non accettano trasgressioni, si coprono molto e di solito vestono in maniera classica. All’opposto ci sono gli “acceptor”, estroversi, giocosi, trasgressivi, sempre pronti a seguire una nuova tendenza. I “normal” invece rappresentano la rassicurante via di mezzo. In definitiva gli abiti vengono usati per mettere in mostra le nostre doti migliori o almeno quelle che crediamo tali, ma anche per mimetizzare quelli che crediamo i nostri punti deboli.
L’abito fa il monaco, veste il corpo e svela il nostro carattere. Racconta come vogliamo proporci agli altri, come ci sentiamo dentro, cosa tentiamo di nascondere, ma anche i nostri disagi psicologici, piccoli trucchi che ogni giorno inventiamo per ovviare insicurezza, aggressività, per timore di svelarci troppo.
Tra i messaggi che un abito sa trasmettere è importantissimo quello relativo al colore: il rosso per esempio è scelto da chi non teme le proprie emozioni e le sa vivere con serenità.
E TU COME TI VESTI?
- Hai una predilezione per i tessuti morbidi dai toni caldi? Ami i modelli dalle linee avvolgenti? È il tuo modo per esprimere il bisogno di protezione.
- Preferisci i modelli stretti, quasi divise militari confezionate con tessuti rigidi, colletti e polsini sempre abbottonati? Il tuo obiettivo è comunicare integrità e rigore morale.
- Ti senti a disagio se borsa e scarpe non sono perfettamente intonate? Quando l’accessorio non coordinato ha il potere di metterci davvero in imbarazzo spesso riproduce antichi sensi di colpa rispetto alla sfera sessuale: pensieri o gesti compiuti di nascosto, fantasie un po’ spinte o autoerotismo per esempio, che qualcuno potrebbe sempre scoprire.
- Devi essere sempre e ovunque impeccabile per sentirti davvero sicura nel lavoro o nei contatti con gli altri? Quando l’aspetto formale prende il sopravvento sui contenuti interni, quando l’essere impeccabile fuori è la condizione indispensabile per potersi confrontare con gli altri, significa che il livello di autostima e di sicurezza sono decisamente bassi.
- Vesti jeans e casual di rigore? Se hai 15 anni tutto bene, ma se sei alla soglia dei trenta potrebbe essere il sintomo, e anche l’alibi, per sfuggire alle responsabilità della vita, per rifiutare di crescere rifugiandosi in una sorta di eterna adolescenza.
- Preferisci i tailleur-pantaloni, eleganti ma senza frivolezze? Camicie classiche e maglioncini? Tutti ti riconoscono calma e maturità. Ma sotto l’apparente tranquillità nascondi una carica di aggressività esplosiva.
- Possiedi una vera e propria collezione di sciarpe e foulard, in tutti i colori e le fantasie, in tessuti leggeri come l’organza, il tulle e la seta, fino a quelli più pesanti in lana o raso? Ma soprattutto non riesci proprio a uscire senza questo accessorio? Arrossisci facilmente e vorresti nascondere la tua timidezza sotto il foulard.
- Se invece al collo non porti mai nulla, neppure una sottile catenina, se non sopporti gli abiti accollati, le sciarpe, i maglioni girocollo, ma indossi quasi esclusivamente camicie, golfini e magliette generosamente scollati, sei una persona che non sopporta costrizioni. Mantenere il collo libero rappresenta infatti la strenue salvaguardia da qualunque tipo di limitazioni e restrizione della propria libertà personale.
- Firmato o niente. Se ti senti all’altezza soltanto quando indossi la griffe di un famoso stilista forse è il caso di fare un piccolo esame di coscienza. Probabilmente cerchi nel vestito un vuoto di identità che solo uno stile socialmente riconosciuto va a riempire. Dentro l’abito non ci sei tu, ma la donna raffinata o trasgressiva, eccentrica, comunque arrivata che gli abiti firmati promettono di farti sentire.
Articolo di Rossana Pessione
tratto dalla rivista Vanity